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Sara Errani racconta i suoi giorni più bui: “Il mio Paese mi si è rivoltato contro”-

In un nuovo post pubblicato su Behind the Racquet (il blog fondato da Noah Rubin per consentire ai tennisti di raccontare i loro problemi), Sara Errani ha scritto delle difficoltà patite in seguito alla squalifica per doping avvenuta nel 2017, ma soprattutto ha spiegato le ragioni che la portano a continuare a giocare. “A volte penso, ‘perché sto ancora giocando? È veramente dura, forse dovrei smettere'”, ha scritto. “Ma in realtà non è una domanda che mi pongo spesso, anche se non ho più 20 anni. Per la maggior parte del tempo la mia attitudine è ‘voglio andare fino in fondo con il tennis’. L’unica cosa da fare è attraversare i momenti negativi ed affrontarli, non scappare”. [NOTA: il post è stato pubblicato l’11 novembre 2021 ma probabilmente scritto fra febbraio e marzo sulla base del ranking e dei risultati elencati da Errani] LA SQUALIFICA E L’ATTESA Il 16 febbraio del 2017 Errani viene testata e tre settimane dopo risulta positiva al letrozolo, una sostanza che non è dopante in sé ma che secondo la WADA può essere utilizzata per abbassare i livelli di estrogeni associati all’assunzione di anabolizzanti nello sport maschile. Inizialmente la sua difesa viene accolta (la tennista emiliana sostiene di aver ingerito il farmaco attraverso un piatto di tortellini in brodo consumato a casa della madre, trattata proprio con il letrozolo in virtù di un tumore), anche perché non vengono rinvenute tracce del farmaco nel test della cute, cosa che fa pensare che Errani non abbia ingerito una pastiglia intera ma solo, appunto, una piccola dose compatibile con una contaminazione involontaria. La ITF crede alla spiegazione di Errani, che viene comunque squalificata per due mesi (dal 3 agosto al 2 ottobre) per il ritardo nella presentazione dei risultati del test della cute, e perde tutti i punti ottenuti fra febbraio e luglio dello stesso anno. Questo il suo racconto, succinto ma sentito: “Ho passato dei periodi davvero complicati per via dei test anti-doping, mi sono trovata in situazioni difficili da credere, cose che stento addirittura a descrivere. La prima volta mi hanno dato due mesi, e anche in quel momento non riuscivo a crederci perché sapevo di non aver fatto nulla di male. Mi sono quindi ritrovata al numero 208 delle classifiche, ma in pochi mesi sono tornata fra le prime cento”. Il peggio doveva però ancora arrivare: nell’autunno del 2017, Nado Italia (l’associazione nazionale anti-doping) presenta un ricorso al CAS di Losanna per far allungare la squalifica sulla base di un precedente, quello del canottiere Niccolò Mornati, risultato positivo ad un farmaco della stessa famiglia, l’anastrozolo. Inizia allora il calvario: “Il mio Paese si è messo contro di me. La ITF aveva deciso di comminarmi due mesi di squalifica, ma l’agenzia anti-doping italiana disse, ‘no, non è abbastanza, avreste dovuto squalificarla più a lungo’. Non è mai successo niente di simile. Allora hanno fatto passare sette mesi prima di prendere una decisione, e per sette volte in quel periodo mi sono sentita dire, ‘OK, fra dieci giorni avrai un responso’, responso che però non arrivava mai”. Nel suo racconto, lo stillicidio dettato dai tempi della burocrazia diventa quindi la parte più difficile da gestire: “Ho giocato per sei o sette mesi con questo peso nella mia mente. A quel punto hanno deciso di darmi altri otto mesi di squalifica. Non riuscivo a crederci, perché come ho detto ero già riuscita a tornare in Top 100 solo per essere fermata di nuovo. L’attesa è stata veramente, veramente difficile da sopportare – soprattutto con la consapevolezza di non aver fatto niente di sbagliato. Finita la squalifica mi sono trovata a dover ripartire di nuovo dall’inizio”. Nel giugno del 2018, il CAS accoglie parzialmente il ricorso di Nado Italia ed estende la squalifica a dieci mesi (otto più i due già scontati), pur riconoscendo la natura non intenzionale dell’assunzione del farmaco. LA VOGLIA DI NON ARRENDERSI Tornata a giocare, Errani non è riuscita finora a tornare fra le prime cento, scendendo fino alla posizione N.366 del ranking nel giugno del 2019 prima di intraprendere una lenta e faticosa risalita. Il tennis è però ancora la sua vita, e per questo Sarita afferma di voler continuare a provarci: “L’anno scorso ho avuto un periodo molto duro durante il quale non riuscivo a divertirmi giocando perché nella mia mente c’era sempre uno spettro che era difficile da gestire. Non era facile. Ho lottato molto e ho pensato di poter riuscire a superare questi problemi – per questo sono ancora qui. Sono qui perché amo tanto il tennis, amo giocare e voglio avere buone sensazioni in campo”. E proprio questo benessere in campo sembra essere diventato la priorità per la tennista bolognese, che al tempo della redazione di questo post aveva appena sfiorato gli ottavi all’Australian Open, dove da qualificata si è arresa per 7-5 al terzo contro Hsieh nei sedicesimi di finale: “Ora sono felice. Il tennis femminile non è in un momento semplice perché non ci sono molti tornei, e per questo motivo sono fiera per essere riuscita a passare le qualificazioni di Dubai riuscendo così ad andare in Australia per un mese. Per me è stata una cosa positiva, perché in Europa ci sono pochi tornei, in particolare per le donne. Ora sono fuori dalle prime cento, sono N.106, ma ne sono felice perché il numero in sé, il mio ranking, queste cose non sono importanti. Quello che voglio è sentirmi alla grande in campo“. Il resto della stagione non è stato altrettanto positivo (il suo record nel 2021 è stato di 16 vittorie e 21 sconfitte, con l’ultima apparizione che risale a settembre ed un ranking attuale di N.118, N.105 nella Race), ma stando alle sue parole Sara Errani vuole ancora cercare di divertirsi su un campo da tennis, aspetto più importante di quanto si possa pensare da fuori, e magari anche dimostrare qualcosa a sé stessa e agli altri. ...

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